Lo striscione è stato posto dal Comitato "Contrasto" di Roccasecca su una pendice di Montecassino, nel corso della manifestazione pacifica indetta dal Comitato “Villa NO Amianto” il 21 Marzo 2010. Il messaggio è un forte richiamo sulle terribili conseguenze di una nuova fonte di inquinamento ambientale che minaccia le popolazioni del Cassinate. Su di loro, infatti, incombe la realizzazione di un pericoloso impianto per il trattamento di 60.000 tonnellate l’anno di amianto.
Il progetto, elaborato dalla Società denominata “Progetto Immobiliare” S.r.l. di Correggio (Reggio Emilia), prevede la trasformazione cristallochimica dell’amianto, realizzabile attraverso ricristallizzazione termica, detta anche ceramizzazione.
Le varie fasi operative del trattamento (trasporto - movimentazione in loco del materiale - perdite di processo - dispersione delle polveri all’interno dell’impianto, ecc.) costituiranno un grave danno alla salute dei cittadini. Ma tra tutti i rischi, quello più grave è certamente rappresentato dall’emissione nell’atmosfera delle polveri delle fibre di amianto che saranno veicolate dai fumi rilasciati dal camino di cui l’impianto è dotato.
Nonostante l’Area “Valutazione di Impatto Ambientale” della Regione Lazio, nel provvedimento di compatibilità ambientale emesso in data 16 giugno 2009, affermi testualmente che “I dati rilevati, mostrano comunque che la dispersione di fibre di amianto è compresa in valori nei limiti di legge …” non si può escludere che gli effetti deleteri di una tecnologia di smaltimento, la cui efficienza è ancora tutta da dimostrare, pendano come una spada di Damocle sulle popolazioni residenti in una vasta area del Cassinate.
Nella malaugurata ipotesi questo progetto dovesse realizzarsi, una nuova criticità ambientale andrebbe ad aggiungersi ad una situazione già di per sè compromessa sul piano igienico-sanitario. Questo lembo di territorio, che per le sue peculiarità paesaggistiche, ambientali, culturali e storico-monumetali meriterebbe ben altra attenzione dalle istituzioni pubbliche, sta pagando un prezzo troppo alto alla civiltà dei consumi, al progresso, allo smaltimento dei rifiuti.
Basti pensare all’inefficienza dell’impianto di Colfelice, che sin dalla sua entrata in funzione ha prodotto solo il proliferare di discariche. I recenti interventi di riconversione, eseguiti al suo interno, gli consentono oggi di trasformare i rifiuti urbani in rifiuti speciali, come il CDR, combustibile derivato dai rifiuti. Combustibile che sarà bruciato nell’inceneritore di San Vittore del Lazio, dove attualmente sono in corso opere di potenziamento finalizzate alla realizzazione di altre due linee tecnologiche di termocombustione.
Ma non finisce qui: grazie alla fallimentare politica delle emergenze, fronteggiate da oltre un decennio dalla Regione Lazio a colpi di ordinanze e provvedimenti centralistici, la mega-discarica di Roccasecca subirà l’ennesimo ampliamento (siamo già al 4° bacino).
“Dulcis in fundo”: sempre nei pressi della discarica sono in fase di completamento i lavori di realizzazione di una centrale a biomasse. Alimentata dai rifiuti vegetali e dai liquami provenienti dalle aziende degli allevamenti suini e bovini, la centrale produrrà 4,5 milioni di metri cubi di biogas. I residui prodotti dal trattamento faranno compagnia ai 2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e speciali già depositate negli invasi del sito di Roccasecca.
Ebbene, alle esalazioni maleodoranti contenenti acido solfidrico, composti del metano e dell’ammoniaca, che quotidianamente si sprigionano dagli impianti di Colfelice e Roccasecca, alle diossine e alle polveri sottili di San Vittore del Lazio vogliamo aggiungere anche l’emissione in atmosfera delle fibre di amianto dell’impianto di Villa Santa Lucia?
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