lunedì 3 maggio 2010

Rifiuti radioattivi a Colfelice. L'impianto è ormai fuori controllo

Quale altro rifiuto pericoloso varcherà la soglia dell’impianto di Colfelice dopo quello radioattivo rinvenuto dall’Arpa Lazio tra i rifiuti urbani?

L’impianto al suo interno, dopo la sua costosissima riconversione in produttore di CDR (combustibile derivato dai rifiuti) accoglie ormai di tutto, sia rifiuti urbani che speciali, compresi quelli contenenti contaminanti altamente nocivi.

Tra questi il materiale radioattivo denominato “Iodio 131”, prevalentemente utilizzato nelle strutture sanitarie a gestione sia pubblica che privata per il trattamento dei tumori tiroidei e nella diagnostica nucleare.

Se fino a ieri qualcuno avesse avuto dei dubbi sulla notoria inefficienza dell’impianto, oggi può focalizzare meglio i pericoli che incombono sulle famiglie del comprensorio Colfelice-Roccasecca-San Giovanni Incarico-Pontecorvo. L’ARPA, finalmente, ha infranto il muro di omertà e menzogne sulla gestione di smaltimento rifiuti che continua ad avvenire in contrasto con tutte le norme di tutela ambientale.

Tutto lascia presupporre che materiale radioattivo sia stato sempre conferito e trattato a Colfelice e che solo oggi, grazie alle analisi radiometriche eseguite nell’inceneritore di San Vittore, questa verità sia venuta a galla.

Dopo questa inquietante vicenda, che presenta zona d’ombra ancora tutte da chiarire, nessuno nell’area di influenza dell’impianto di Colfelice può ritenersi al riparo dai rischi igienico-sanitari, tanto meno i dipendenti della S.A.F. e gli addetti al trasporto perchè più esposti alle radiazioni.

Non sono certamente rassicuranti neanche le cosiddette “procedure straordinarie”, adottate dalla Provincia di concerto con la dirigenza S.A.F., che prevedono la permanenza in quarantena dei compattatori all’interno dell’impianto di Colfelice in attesa di interventi di decontaminazione da parte di personale specializzato.

Si tratta di un rimedio alquanto pericoloso sia per i lavoratori che per i cittadini residenti nella zona, ai quali non potrà mai essere assicurata l’immediata e completa neutralizzazione del materiale radioattivo. Risulterà, inoltre, sempre difficile prevedere quotidianamente il numero dei camion-rifiuti sospetti, il volume del materiale radioattivo ed i tempi di sosta forzata all’interno dell’impianto.

Sarebbe opportuno, invece, dopo avere effettuato gli opportuni rilievi, che il carico contaminato venga rispedito al Comune di provenienza e lì vengano eseguite le operazioni di prelievo del rifiuto radioattivo e le conseguenti “cure del caso”.

Gli oneri dell’intervento di bonifica è bene che ricadano sui bilanci di quei Comuni che non hanno osservato le più elementari norme di separazione dei rifiuti pericolosi da quelli urbani.

Di fronte a questo gravissimo attentato alla salute pubblica, gli amministratori locali ed in “primis” i Sindaci, non esclusi gli organismi di controllo e le organizzazioni sindacali, non possono più considerare l’impianto di Colfelice la panacea di tutte le loro inadempienze su tutto ciò che è legato allo smaltimento dei rifiuti.

lunedì 19 aprile 2010

PER NON MORIRE TRA I RIFIUTI
In una nota dei responsabili dei Comitati e delle Associazioni ambientaliste dei Comuni limitrofi agli impianti smaltimento rifiuti di Colfelice e Roccasecca, indirizzata al Presidente della Giunta Provinciale, Iannarilli, all’Assessore all’Ambiente, De Angelis, e al Presidente della Commissione Consiliare Ambiente, Marrocco, sono racchiuse tutte le proposte per ripensare radicalmente la politica dello smaltimento dei rifiuti nella nostra provincia.
Nel documento, sottoscritto da Rocco Renzi “Cittadini San Cataldo” di San Giovanni Incarico, Fabrizio Di Cioccio “Contrasto” di Roccasecca, Vincenzo Folcarelli “San Paride” e Giuseppe Ferrara “Fare Verde” di Pontecorvo e Giuliano Grimaldi “Astrambiente” di Arce, viene espressamente richiesto all’Amministrazione Provinciale di chiudere la lunga stagione delle emergenze prevedendo nel redigendo piano rifiuti la definizione di nuove strategie e l’adozione di provvedimenti che tutelino la salute dei cittadini e restituiscano fiducia e dignità alle popolazioni amministrate.
            Nel contempo, alle espressioni politiche elette al Consiglio Regionale, i Comitati e le Associazioni chiedono che le buone intenzioni ed i proclami espressi nel corso della campagna elettorale trovino ora concretezza in un impegno urgente e determinato a difesa del territorio, iniziando dall’interruzione della procedura relativa alle autorizzazioni dell’ennesimo ampliamento della discarica di Roccasecca.

Ci si augura che l’ordinanza di costruzione del nuovo invaso non costituisca un comodo alibi per la l’Amministrazione Provinciale di Frosinone, utile a respingere le legittime aspettative dei cittadini che da anni invocano un’equa e civile politica ambientale.
E’ il momento di ridisegnare un nuovo quadro strategico di gestione del ciclo dei rifiuti ed è bene che l’istituzione Provincia, nella fase di redazione del piano, tenga finalmente presente, dopo anni di prevaricazioni, le richieste dei cittadini, partendo dal ripristino della legalità nei Comuni sedi di impianti e dall’equa distribuzione sul territorio provinciale degli oneri di smaltimento.
Si riporta di seguito il testo integrale delle richieste:

- SIG. PRESIDENTE DELL'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI FROSINONE
- SIG. ASSESSORE ALL'AMBIENTE 
DELL'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI FROSINONE
- SIG. PRESIDENTE COMMISSIONE CONSILIARE AMBIENTE 
DELL'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI FROSINONE
OGGETT0: Richiesta provvedimenti di carattere ambientale.
            In relazione alla situazione ambientale nel sud della Provincia di Frosinone, condizionata gravemente dall’impianto di riciclaggio e compostaggio di Colfelice e dalla discarica “provvisoria” di Cerreto di Roccasecca, i sottoscritti responsabili dei Comitati di:
- Comitato Cittadini di San Cataldo di San Giovanni Incarico - Contrasto di Roccasecca - Fare Verde di Pontecorvo - San Paride di Pontecorvo - Astrambiente di Arce;
C H I E D O N O
1 - che codesto Ente provinciale adotti, senza ulteriori indugi, il Piano Provinciale dei Rifiuti mediante il quale si individui, tra l’altro, il sito da destinare a discarica definitiva così come previsto al punto 10 dell’ordinanza n. 2 del 28.11.2002 emessa dal Commissario delegato per l’emergenza rifiuti;
2 - che, in applicazione del principio dell’equa distribuzione degli oneri di smaltimento, il territorio provinciale venga suddiviso in quattro macroaree (Area di Anagni - Area di Frosinone - Area di Sora - Area di Cassino), dotando ognuna di esse di un impianto di smaltimento rifiuti solidi urbani;
3 - che, attraverso apposito provvedimento, venga espresso formale impegno a non emanare atti amministrativi di approvazione di progetti di costruzione e di gestione di discariche o sversatoi per rifiuti di qualsiasi tipologia da realizzare nei Comuni di Arce, Ceprano, Colfelice, Pontecorvo, Roccasecca e San Giovanni Incarico, come già deliberato in diverse circostanze dall’Amministrazione Provinciale di Frosinone;
4 - che per la realizzazione dell’impianto di discarica RSU definitiva venga scrupolosamente rispettata la graduatoria dei siti, redatta dall’apposita Commissione Provinciale a tal fine costituita e presieduta dall’Ing. Serafino Colasanti;
5 - che codesto Ente eserciti tutte le proprie competenze per impedire l’ulteriore ampliamento della discarica provvisoria di Cerreto;
6 - che si adoperi per il ridimensionamento e l’ottimizzazione dell’impianto di Colfelice;
7 - che, con ogni mezzo utile, vengano tutelate dalle esalazioni puteolenti provenienti dalla discarica di Cerreto e dall’impianto di Colfelice tutti i cittadini residenti nelle zone limitrofe;
8 - che venga attivata su tutto il territorio provinciale la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (RSU) e dei rifiuti urbani pericolosi (RUP), così come previsto dall’art. 24 del Decreto legislativo n. 22/97 (Decreto Ronchi) e successive modifiche ed integrazioni.
San Giovanni Incarico, 19 Aprile 2010.

Comitato
“San Cataldo”
Comitato
“Contrasto”
Associazione
FARE VERDE
Comitato
“San Paride”
Associazione
ASTRAMBIENTE
f.to Rocco Renzi
f.to Fabrizio Di Cioccio
f.to Giuseppe Ferrara
f.to Vincenzo Folcareli
f.to Giuliano Grimaldi

sabato 10 aprile 2010

Mai abbassare la guardia!

Clementina D'Aguanno, presidente del
comitato "Villa NO Amianto"
e il dott. Stefano Montanari,
esperto di nanopatologie
Ancora novanta giorni per sapere se l’impianto per lo smaltimento di 60.000 tonnellate annue di amianto si potrà costruire nel Comune di Villa Santa Lucia, provincia di Frosinone. La richiesta della proroga è stata avanzata dai legali della ditta proponente il progetto nel corso della riunione della Conferenza dei Servizi che si è tenuta a Roma giovedì 8 aprile presso la sede della Regione Lazio.

All’incontro, presieduto dal Dirigente del Dipartimento Regionale del Territorio, hanno preso parte gli amministratori della Provincia di Frosinone, dei Comuni di Villa Santa Lucia e Cassino, alcuni consiglieri regionali, neo-eletti in Ciociaria, e una nutrita rappresentanza dei Comitati e delle Associazioni ambientaliste del Cassinate. All’esterno dell’ex Palazzo INAM, oggi sede della Regione Lazio, centinaia di cittadini hanno vivacemente manifestato per ribadire il NO alla realizzazione sul loro territorio di un ulteriore nuovo impianto destinato allo smaltimento di rifiuti pericolosi. 

Decisione, dunque, rinviata per consentire alla società che dovrebbe realizzare l’impianto, la “Progetto Immobiliare” di Correggio (RE), di valutare tutte le osservazioni inerenti il progetto presentate dagli organismi pubblici e dai Comitati dei cittadini e preparare le eventuali controdeduzioni.
          A conclusione della breve riunione il Presidente del Comitato “Villa NO Amianto”, Clementina D’Aguanno, con moderata soddisfazione ha accolto l’esito della riunione confermando lo stato di agitazione fino a quando lo scellerato disegno di eleggere il nostro territorio a smaltimento di rifiuti pericolosi non sarà definitivamente disarticolato.
          Non è il momento di esultare… anzi: è il momento di non abbassare la guardia, di restare vigili e di rafforzare la resistenza civile. E’ bene, quindi, che i Comitati ed i cittadini del comprensorio, nei prossimi mesi che precedono la prossima Conferenza dei Servizi, tengano sempre alta l’attenzione sul problema “SMALTIMENTO AMIANTO”. La holding degli inquinatori, infatti, è solita agire nei periodi di villeggiatura. Ne sanno qualcosa le famiglie residenti nei pressi degli impianti di Colfelice e Roccasecca, dove, guarda caso, durante il periodo estivo si sono sempre abbattute raffiche di provvedimenti ed autorizzazioni per l’innesco delle ben note bombe ecologiche.


Subito dopo la riunione della Conferenza dei Servizi,  l'emittente radiofonica ECO RADIO mi ha intervistato insieme a Tiziano Succi, rappresentante del Comitato "Villa NO Amianto", per conoscere le ragioni della protesta. E' possibile ascoltare le interviste a questo link.

Fabrizio Di Cioccio - Coordinatore del Comitato “Contrasto” - Roccasecca

martedì 30 marzo 2010

Un inquietante caso di malformazione genetica

L'episodio, certamente non isolato, dell’agnellino nato malforme e successivamente deceduto in una azienda zootecnica, sita nei pressi della discarica di Roccasecca, non deve essere sottovalutato e frettolosamente rinchiuso nell’archivio del fatalismo. Si dirà con rassegnazione: “Sono cose che succedono”, quasi a voler allontanare dalla mente una realtà drammatica che turba il nostro vivere, che vorremmo scorresse con più tranquillità.

Il triste evento, invece, dovrebbe essere oggetto di una approfondita analisi veterinaria e di indagine territoriale per comprendere le cause che lo hanno determinato. E’ da tener presente che gli animali al pascolo possono ingerire anche sostanze contaminate. Proprio per questo motivo, gli ovini sono considerati “animali sentinella” dell’inquinamento del suolo. La normativa sanitaria, infatti, tiene conto che una pecora, quando bruca l’erba, ingerisce anche una certa quantità di terreno.

Nella zona dove l’evento anomalo si è verificato insistono, come è noto, impianti di smaltimento rifiuti, la cui attività sta provocando da oltre un decennio non pochi problemi sul piano igienico-sanitario alle persone nonché a quello ecologico all’ambiente circostante.
A questa allarmante situazione, dovuta soprattutto alle esalazioni nocive e alla ricaduta sui terreni di veleni come i composti dello zolfo, emessi dalla discarica di Cerreto e dall’impianto di Colfelice, va ad aggiungersi la presenza di concentrazioni elevate di ossidi di azoto, come evidenziato da un recente studio del “Piano regionale di risanamento della qualità dell’aria” relativo ai territori di Roccasecca e Pontecorvo.

Alla luce di quanto sopra descritto e sulla scorta di quanto è accaduto nella Valle del Sacco, dove è stata registrata nelle persone e negli animali la presenza di sostanze tossiche, tra cui il pericoloso “beta-esaclorocicloesano” (noto agente cancerogeno), è ormai urgente avviare nel comprensorio Roccasecca-San Giovanni Incarico-Pontecorvo-Colfelice un approfondito studio di impatto ambientale che risponda a questa domanda: quali effetti hanno prodotto e produrranno l’impianto di Colfelice e le discariche del territorio sulla vita e la salute dell’uomo, sul terreno, nelle sorgenti idriche, sui fiumi e nell’atmosfera?
Ed ancora: dopo diversi casi di decesso dovuti a patologie tumorali registrati tra la popolazione del comprensorio, è lecito inserire tra le cause dell’insorgenza di gravi malattie e malformazioni genetiche anche agenti chimici e sostanze tossiche di un ambiente fortemente inquinato?

Per ottenere risposte a questi inquietanti interrogativi, il Comitato “Cittadini di San Cataldo” di San Giovanni Incarico, attraverso una petizione popolare, ha già compiuto un primo passo richiedendo alle Amministrazioni dei Comuni limitrofi agli impianti di Roccasecca e Colfelice e alla Provincia, di installare idonei strumenti (nasi elettronici - centraline olfattometriche) allo scopo di rilevare sostanze odorigene moleste ed altri inquinanti responsabili dell’insalubrità dell’aria.


Fabrizio Di Cioccio - Coordinatore del Comitato “Contrasto” - Roccasecca

domenica 28 marzo 2010

No ai veleni dell'amianto!


Lo striscione è stato posto dal Comitato "Contrasto" di Roccasecca su una pendice di Montecassino, nel corso della manifestazione pacifica indetta dal Comitato “Villa NO Amianto” il 21 Marzo 2010. Il messaggio è un forte richiamo sulle terribili conseguenze di una nuova fonte di inquinamento ambientale che minaccia le popolazioni del Cassinate. Su di loro, infatti, incombe la realizzazione di un pericoloso impianto per il trattamento di 60.000 tonnellate l’anno di amianto.


Il progetto, elaborato dalla Società denominata “Progetto Immobiliare” S.r.l. di Correggio (Reggio Emilia), prevede la trasformazione cristallochimica dell’amianto, realizzabile attraverso ricristallizzazione termica, detta anche ceramizzazione. 
Le varie fasi operative del trattamento (trasporto - movimentazione in loco del materiale - perdite di processo - dispersione delle polveri all’interno dell’impianto, ecc.) costituiranno un grave danno alla salute dei cittadini. Ma tra tutti i rischi, quello più grave è certamente rappresentato dall’emissione nell’atmosfera delle polveri delle fibre di amianto che saranno veicolate dai fumi rilasciati dal camino di cui l’impianto è dotato.

Nonostante l’Area “Valutazione di Impatto Ambientale” della Regione Lazio, nel provvedimento di compatibilità ambientale emesso in data 16 giugno 2009, affermi testualmente che “I dati rilevati, mostrano comunque che la dispersione di fibre di amianto è compresa in valori nei limiti di legge …” non si può escludere che gli effetti deleteri di una tecnologia di smaltimento, la cui efficienza è ancora tutta da dimostrare, pendano come una spada di Damocle sulle popolazioni residenti in una vasta area del Cassinate. 

Nella malaugurata ipotesi questo progetto dovesse realizzarsi, una nuova criticità ambientale andrebbe ad aggiungersi ad una situazione già di per sè compromessa sul piano igienico-sanitario. Questo lembo di territorio, che per le sue peculiarità paesaggistiche, ambientali, culturali e storico-monumetali meriterebbe ben altra attenzione dalle istituzioni pubbliche, sta pagando un prezzo troppo alto alla civiltà dei consumi, al progresso, allo smaltimento dei rifiuti.

Basti pensare all’inefficienza dell’impianto di Colfelice, che sin dalla sua entrata in funzione ha prodotto solo il proliferare di discariche. I recenti interventi di riconversione, eseguiti al suo interno, gli consentono oggi di trasformare i rifiuti urbani in rifiuti speciali, come il CDR, combustibile derivato dai rifiuti. Combustibile che sarà bruciato nell’inceneritore di San Vittore del Lazio, dove attualmente sono in corso opere di potenziamento finalizzate alla realizzazione di altre due linee tecnologiche di termocombustione.

Ma non finisce qui: grazie alla fallimentare politica delle emergenze, fronteggiate da oltre un decennio dalla Regione Lazio a colpi di ordinanze e provvedimenti centralistici, la mega-discarica di Roccasecca subirà l’ennesimo ampliamento (siamo già al 4° bacino).

“Dulcis in fundo”: sempre nei pressi della discarica sono in fase di completamento i lavori di realizzazione di una centrale a biomasse. Alimentata dai rifiuti vegetali e dai liquami provenienti dalle aziende degli allevamenti suini e bovini, la centrale produrrà 4,5 milioni di metri cubi di biogas. I residui prodotti dal trattamento faranno compagnia ai 2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e speciali già depositate negli invasi del sito di Roccasecca.

Ebbene, alle esalazioni maleodoranti contenenti acido solfidrico, composti del metano e dell’ammoniaca, che quotidianamente si sprigionano dagli impianti di Colfelice e Roccasecca, alle diossine e alle polveri sottili di San Vittore del Lazio vogliamo aggiungere anche l’emissione in atmosfera delle fibre di amianto dell’impianto di Villa Santa Lucia?